Sono molti i fattori che generano stati d’ansia in uno studio dentistico e uno dei più significativi è la sensazione di perdere il controllo a causa della situazione poco familiare e della necessità di affidarsi a un’altra persona, anche se di fiducia. In questo caso, una delle strategie suggerite è di concordare con il paziente una “scaletta” di brani già conosciuti, tali da ricreare atmosfere che gli siano il più possibile familiari. Allo stesso scopo, in situazioni anche molto dolorose come il parto o la cefalea a grappolo, è stato sperimentato l’utilizzo di rumore bianco che, in analogia con il bianco ottico, è prodotto dalla somma di tutte le frequenze udibili e sembra favorire il rilassamento.
Gli effetti ansiolitici della musica sono stati studiati soprattutto negli ultimi vent’anni, durante
diversi trattamenti medici (non solo in odontoiatria, ma anche in chirurgia, cardiologia e oncologia), ma già dall’inizio degli anni ottanta, il dentista pediatrico americano Stanley Frederick Parkin aveva rilevato gli effetti positivi di cinque minuti di musica fatta ascoltare ai bambini prima di sottoporli alle procedure odontoiatriche. Nell’invitare a sperimentare sui propri pazienti gli effetti positivi della musica, diffusa in studio ma anche in sala d’attesa, i ricercatori serbi mettono in guardia dal ricorso a volumi eccessivi e generi musicali dai ritmi molto concitati, che potrebbero elevare i livelli d’ansia invece di ridurli.
Secondo Schopenhauer “la musica è l’unica arte che va oltre la materia, l’unica che può esistere anche senza il mondo; essa è molto profonda, ti sfiora l’anima perché non esprime semplicemente un’idea, ma è l’essenza stessa del pensiero e dell’esistenza”.
La musica fa parte di noi, ci accompagna durante il corso della vita, suscita in noi delle “emozioni” e può farci rivivere attraverso i ricordi alcune situazioni. Essa può essere utilizzata come terapia e può apportare dei benefici sull’uomo.
